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Emorroidi

Emorroidi

I disturbi emorroidari sono tra i più frequenti per quanto riguarda le patologie di interesse proctologico. I cuscinetti emorroidari (detti anche gavoccioli) sono presenti fisiologicamente in tutti gli individui e si trovano tra il retto basso e il canale anale. Contribuiscono alla funzione della continenza anale. In condizione di quiete sono rigonfi di sangue e si dispongono al di sopra del canale anale, consentendo una chiusura ermetica dello stesso e così impedendo la fuoriuscita di liquidi all’esterno. In fase di defecazione, schiacciati dal materiale fecale, si svuotano consentendo il passaggio delle feci e lo svuotamento del retto per poi rigonfiarsi subito dopo. I cuscinetti emorroidari sono strutture vascolari e costituiscono il corpo cavernoso del retto e quindi come tale non sono da intendersi come strutture vascolari singole ma piuttosto come una struttura “spugnosa” unica rifornita di sangue arterioso e con uno scarico venoso, che si distribuisce come una corona su tutta la circonferenza del canale anale. L’afflusso di sangue a tale struttura è assicurato da tre rami arteriosi principali, disposti in posizioni quasi sempre costanti (se consideriamo l’ano come un orologio, si trovano ad ore 3, ore 7 e ore 11) e perciò spesso si parla di tre gavoccioli emorroidari in quanto in corrispondenza di tali vasi principali il corpo cavernoso del retto è più voluminoso.

La patologia emorroidaria comincia quando, per numerose cause differenti, si inizia a perdere il tono della parete vascolare dei gavoccioli che tendono quindi ad allargarsi e gonfiarsi ulteriormente e infine a spostarsi verso il basso all’interno del canale anale fino a fuoriuscire completamente all’esterno configurando un prolasso emorroidario. Ne viene da sé che quando i gavoccioli emorroidari si sfiancano e si spostano dalla propria posizione naturale non saranno più in grado di svolgere la funzione per cui sono preposti, generando quindi i sintomi classici della patologia emorroidaria come peso anale, sensazione di ano umido, prurito, bruciore, irritazione perianale, sanguinamento, presenza di escrescenze perianali. Queste modificazioni strutturali che portano al prolasso delle emorroidi avvengono in tempi lunghi, anche di anni, e pertanto i sintomi aumenteranno lentamente e progressivamente con una sensazione dolorosa scarsa e sfumata. Se tale prolasso invece si instaura in breve tempo, ore o giorni, si assiste invece alla cosiddetta “crisi emorroidaria” contraddistinta da un prolasso molto voluminoso con edema abbondante, presenza di trombosi delle emorroidi, sanguinamento significativo e con una sintomatologia dolorosa molto importante.
Dal punto di vista clinico le “emorroidi” si dividono in 4 gradi:
- Grado 1: emorroidi congeste interne senza prolasso esterno;
- Grado 2: emorroidi congeste che prolassano all’esterno durante la defecazione ma rientrano spontaneamente alla fine di essa;
- Grado 3: emorroidi che prolassano all’esterno durante la defecazione che non rientrano spontaneamente ma solo spingendole manualmente:
- Grado 4: emorroidi sempre esterne che non si riducono manualmente.
 
Vista la grande variabilità dei quadri clinici e sintomatologici descritti in precedenza non esiste una terapia unica ed unitaria per il trattamento delle emorroidi ma tale terapia deve essere necessariamente individualizzata e “cucita addosso al paziente” per ottenere i migliori risultati in termini di guarigione.
In generale un trattamento conservativo che preveda assunzione orale di integratori che fortificano le pareti vascolari associato a strategie per la regolazione della defecazione può essere un buon ausilio per poi mettere in atto manovre e procedure di tipo ambulatoriale come scleroterapia associata o no a legatura emorroidaria nei quadri clinici iniziali e a terapie chirurgiche con degenza ospedaliera o in Day-Surgery come emorroidopessi con o senza Stapler (per es. Rectoanal-repair o secondo Longo) ed emorroidectomie (per es. secondo Milligan-Morgan) nei quadri clinici più avanzati.
Molto spesso tali tecniche si combinano tra di loro per creare un concetto terapeutico individuale per assicurare al paziente i migliori risultati.

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